martedì 10 marzo 2015

LA LEGIONE STRANIERA



La scomparsa di Larsson ci ha dato l'occasione per parlare della riapertura delle frontiere della Serie A nei primi anni '80. Continuiamo oggi con questa chicca direttamente dall'album delle figurine Panini stagione '83/'84: le caricature della "Legione Straniera". Vediamo un po' come sono andati.
Napoli: due buone scelte per i partenopei, il veterano della Nazionale olandese Rudolf Krol ed il brasiliano Dirceu. A Napoli in quattro anni di permanenza Krol si distinse come un leader in campo e per diventare, suo malgrado, protagonista della campagna antiabortista locale in vista del referendum: "Tifoso che voti, pensaci: e se la madre di Krol avesse abortito?", questo lo slogan usato. Oggi allena l'Espèrance di Tunisi. Dirceu invece arrivava dal Verona (i tifosi dell'Hellas quando tornò a Verona da avversario lo accusarono di essere stato accolto nel "continente nero". A Napoli però non ebbe così successo e, dopo una sola stagione, fu ceduto all'Ascoli, per poi passare al Como ed all'Avellino. E' morto in un incidente automobilistico nel 1995.
Fiorentina: fortunate scelte argentine per i viola, Daniel Bertoni e Daniel Passarella. Bertoni passò quattro anni in viola con ottimi risultati, prima di passare al Napoli ed all'Udinese. Lasciato il calcio giocato nel 1987 non intraprese la carriera di allenatore per dedicarsi al ruolo di commentatore sportivo. Passarella invece è stato sicuramente uno dei più forti stranieri arrivati in Italia e, dopo la Fiorentina, giocò anche nell'Inter dove trovò anche il modo di prendere a calci un raccattapalle della Sampdoria. Intraprese prima la carriera di allenatore (allenò anche il Parma) e poi quella di presidente del River Plate è stato coinvolto in un'inchiesta giudiziaria, attualmente sospesa, per un traffico di biglietti illegali con le barras bravas.
Roma: scelte brasiliane per la Roma, Paulo Roberto Falcao e Toninho Cerezo.Falcao a Roma ebbe un successo travolgente, tanto da essere nominato l'Ottavo Re di Roma, ma la sua aura si oscurò dopo il gran rifiuto di calciare il rigore nella finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool. Attualmente è un allenatore senza squadra e senza grande successo (il suo ultimo ingaggio fu il Bahia nel 2012). Moana Pozzi affermò di aver avuto una relazione con lui. Cerezo ebbe un successo meno verticale, ma più duraturo, tanto che dopo la Roma passò alla Sampdoria per vincere uno storico Scudetto e raggiungere un'altra finale di Coppa dei Campioni. Attualmente allena i Kashima Antlers in Giappone. E' padre di una modella transessuale.
Catania: scelte brasiliane anche per il Catania, Pedrinho e Luvanor. Pedrinho restò in Sicilia tre anni con risultati sufficienti ed ora fa il procuratore. Anche Luvanor rimase tre anni, rivelandosi però un vero bidone e di cui dopo il ritiro dal calcio giocato si sono perse le tracce.
Avellino: anche gli irpini pescarono in Sudamerica, l'argentino Ramòn Diaz ed il peruviano Gerònimo Barbadillo. Diaz arrivò da una stagione di scarso successo al Napoli, ma all'Avellino si rilanciò, finò a giocare con ottimo successo anche in Fiorentina ed Inter. Attualmente allena il Paraguay. Barbadillo ricorda ancora con angoscia il suo arrivo in un'Avellino appena colpita dal terremoto; gli era stato detto che sarebbe andato a giocare vicino a Roma ed invece si trovò sulla Luna. Strinse i denti e poi passò all'Udinese; vive ancora ad Udine ed è direttore tecnico delle giovanili.
Pisa: scelte nordiche per il Pisa di Anconetani, il danese Klaus Berggreen e l'olandese Wim Kieft. Berggreen ebbe una discreta carriera tra Pisa, Roma e Torino. Attualmente gestisce un'azienda di moda femminile dal nome PiRo, dalle iniziali di Pisa e Roma. Kieft fu più lento a carburare ma riuscì a fare una discreta carriera tra Pisa e Torino. Vinse l'Europeo con l'Olanda nel 1988, anche se durante la manifestazione perse il posto di titolare a causa di Marco van Basten (e chi non lo avrebbe perso?). Attualmente fa il commentatore sportivo. E' stato dipendente dalla cocaina e dall'alcool.
Lazio: accoppiata brasiliano/danese per i capitolini, il brasiliano Batista ed il danese Michael Laudrup. Esperienza fallimentare con Lazio ed Avellino per Batista. Attualmente lavora come commentatore sportivo. Ben altro successo per la carriera italiana di Laudrup: in prestito alla Lazio poi passò alla Juventus che deteneva il suo cartellino; a Torino ebbe un grande successo, prima di giocare in altre prestigiose squadre come Barcellona, Real Madrid ed Ajax. Attualmente allena il Lekhwiya in Qatar.
Sampdoria: coppia dalle Isole Britanniche per il Doria, l'irlandese Liam Brady e l'inglese Trevor Francis. Brady ebbe un'ottima carriera italiana con Juventus, Sampdoria, Inter ed Ascoli. Successivamente ha avuto una discreta carriera da allenatore; attualmente è diretttore del settore giovanile dell'Arsenal, oltre che commentatore sportivo. Buona esperienza italiana anche per Francis con Sampdoria ed Atalanta. Anche lui ora fa il commentatore sportivo.
Udinese: scelte brasiliane di successo per i friulani, Zico ed Edinho. Poco da dire su Zico: il suo ingaggio in una squadra come l'Udinese fece molto scalpore, ma sfortunatamente dopo la prima stagione si infortunò e non riuscì più a rendere al meglio, lasciando il club dopo solo due stagioni. Attualmente allena il Goa in India. Esperienza più duratura quella di Edinho, che rimase in Friuli fino al 1987. Dopo aver allenato diverse compagini brasiliane, attualmente fa il commentatore sportivo.
Verona: stranieri di passaggio per il Verona, prima dei ben più significativi Elkjaer e Briegel, il polacco Wladislaw Zmuda e lo scozzese Joe Jordan. Zmuda giocò tre in anni in maglia gialloblu prima di passare ai New York Cosmos, per poi tornare in Italia nella Cremonese, dove ebbe un discreto successo. Ritiratosi, ha abbandonato il mondo del calcio. Lo Squalo Jordan arrivò in Italia che di fatto era già bollito; con Milan e Verona ebbe davvero scarso successo. Dopo aver tentato la carriera di allenatore ed assistente (celebre la sua rissa con Gattuso durante Milan-Tottenham) ora fa il commentatore sportivo.
Milan: scelte scellerate per i rossoneri, il belga Eric Gerets e l'inglese Luther Blissett. In realtà Gerets era tutto tranne che scarso, ma appena arrivato a Milano rimase coinvolto in uno scandalo per corruzione con lo Standard Liegi e di fatto sparì da Milano. Ha intrapreso una lunga carriera da allenatore giramondo ed attualmente allena l'Al-Jazira Club negli Emirati Arabi Uniti. Più particolare la storia di Blissett: arrivato dal Watford di Elton John dove aveva la fama di grande bomber a Milano non riuscì proprio ad ambientarsi, segnando solamente cinque goal, ma sbagliandone di clamorosi, tanto da diventare il simbolo di tutti gli stranieri bidoni sbarcati nel nostro paese in quegli anni. Attualmente è un pilota di auto da corsa e commenta il calcio italiano per la tv inglese. Un collettivo di artista italiano ha preso il nome proprio da lui.
Juventus: poco da dire sulle scelte dei bianconeri, bastano i nomi, il francese Michel Platini ed il polacco Zbigniev Boniek. Su Platini sappiamo praticamente tutto, dopo aver allenato la Nazionale francese si è dato alla politica calcistica ed attualemte è il Presidente della UEFA. Ottimo successo anche per Boniek con Juventus e Roma, prima di dedicarsi, con poco successo, alla carriera di allenatore in Italia (oltre che con la Nazionale polacca) con Lecce, Bari, Sambendettese ed Avellino. Vive in Italia e lavora in Rai.
Genoa: clamorosi bidoni per il Grifone, il brasilano Elòi e l'olandese Jan Peters. Di Elòi si diceva che palleggiasse con i limoni e, forse, sarebbe stato meglio si fosse limitato a fare quello. Attualmente fa il procuratore. Peters invece venne raccomandato da Krol e giocò anche nell'Atalanta. Ritiratosi, ha abbandonato il mondo del calcio.
Ascoli: scelte bizzarre per la squadra di Anconetani, il brasiliano Juary e lo jugoslavo Aleksandar Trifunovic. Juary arrivò all'Ascoli dopo aver giocato con Avellino ed Inter e dopo passò alla Cremonese, prima di giungere al Porto, squadra con la quale segnò il goal decisivo nella finale di Coppa dei Campioni contro il Bayern Monaco. Tuttora vive in Italia, dove ha allenato le formazioni Berretti di Avellino, Potenza e Napoli e le compagini di Aversa Normanna e Sestri Levate. Attualmente si è ritirato dal mondo del calcio. Celebre era la sua "Danza della bandierina" dopo ogni goal e nel 1981 incise persino un 45 giri dal titolo "Sarà così". Quando militava nell'Avellino consegnò al boss Raffaele Cutolo una medaglia a lui dedicata dalla squadra irpina. Di fatto il suo personaggio ispirò quello di Aristoteles della Longobarda nel film "L'allenatore nel pallone". Trifunovic invece rimase nelle Marche per quattro anni senza particolari picchi. Ha abbandonato il mondo del calcio.
Inter: scelte europee per l'Inter, il belga Ludo Coeck ed il tedesco Hansi Muller. Coeck, anche a causa di numerosi infortuni, si rivelò un flop colossale, rimanendo in maglia nerazzurra solo una stagione, per poi passare all'Ascoli, squadra con la quale non fece nemmeno una presenza. Un incidente automobilistico lo uccise nel 1985. Scarso successo pure per Muller, che entrò subito in rotta di collisione con Beccallossi, che affermò che sarebbe stato meglio giocare con una sedia piuttosto che con lui; passato poi al Como fece flop pure lì. Ha svolto il ruolo di ambasciatore della sua città natale, Stoccarda, per il Mondiale del 2006 e quello della città di Innsbruck per l'Europeo del 2008. Ora ha abbandonato il mondo del calcio.
Torino: buone scelte per i granata, l'argentino Patricio Hernàndez e l'austriaco Walter Schachner. Hernàndez, dopo il Torino, ebbe un'esperienza anche nell'Ascoli, prima di fare ritorno in Argentina, dove fece anche l'allenatore. Attualmente fa il commentatore sportivo. Schachner arrivava dal Cesena e rimase tre anni con alterne fortune in maglia granata, prima di passare all'Avellino. Successivamente ha intrapreso la carriera di allenatore, ma attualmente è disoccupato.Quando arrivò a Cesena nel 1981 gli ultras del Cesena cambiarono in suo onore il proprio nome in Weisschwarz Brigaden.
Abbiamo terminato questo nostro viaggio indietro di oltre trent'ann, ma la cosa che colpisce è che, fossero campioni oppure bidoni, ancora li abbiamo bene impressi nella memoria, tanto furono importanti a livello quasi sociale, prima che calcistico. Cosa che di certo non si piò dire degli stranieri di oggi, quasi tutti "usa e getta".

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