venerdì 27 febbraio 2015

WHITE MALE FOOTBALL FANS







"Speriamo che succeda qualche casino che va bene anche per noi".
Frase pronunciata da un "giornalista" al suo cameraman ieri pomeriggio in piazza del Duomo gremita di tifosi del Celtic (del tutto, come era ovvio per chiunque tranne per i media nostrani, pacifici). Basta questa porcheria per chiudere finalmente tutta questa patetica vicenda. Da oggi i pennivendoli potranno ritornare a concentrarsi sull'Isis o sul processo di Sarah Scazzi... in attesa della prossima "emergenza ultras".
Tutto così tremendamente orwelliano che non potevamo che lasciarvi con questa canzone dei 4-Skins.

The 4-Skins- "1984"
Britains in trouble, countrys bled dry
handicapped and eldery have all gotta die
no one fights the system, fight with each other
the combine is laughing, scared of big brother
What are we gonna get
What are we gonna get
What are we gonna get
in 1984
Rats leave the sinking ship, theyve got their money made
third world countries, sending us aid
people queue up just to get their ration
not the birth, but the death of a nation
What are we gonna get
What are we gonna get
What are we gonna get
in 1984
Will there be some heroes,into 85
when the bomb is dropped,and how do you stay alive
Orwell said it all, he looked the future in the face
Giant test tube babies,build a brand new race
What are we gonna get
What are we gonna get
What are we gonna get
in 1984

giovedì 26 febbraio 2015

WHERE ARE THEY NOW?


Sono passati ormai 19 anni dall'uscita nelle sale di tutto il mondo di "Trainspotting" di Danny Boyle, tratto dal capolavoro di Irvine Welsh. E, visto che si parla in maniera sempre più insistente del sequel previsto per il ventennale, andiamo a scoprire che hanno fatto i principali attori.


Renton (Ewan McGregor): l'attore feticcio di Danny Boyle (fino a "The Beach", quando i rapporti tra i due si incrinarono per via che il regista, pressato dai produttori, gli preferì Leonardo Di Caprio) è sicuramente quello che ha avuto una carriera più hollywoodiana degli altri. Trascinato dal successo di "Trainspotting" ha iniziato a girare film negli States (tra cui "Moulin Rouge!"), fino a diventare un'icona universalmente riconosciuta per l'aver interpretato il ruolo di Obi-Wan Kenobi nella seconda trilogia di "Star Wars".


Begbie (Robert Carlyle): attore di formazione teatrale e prediletto da Ken Loach, dopo il successo del personaggio Begbie ha raggiunto fama mondiale grazie a "The Full Monty". Da qualche anno interpreta superbamente il ruolo di Tremotino/Mr. Gold nella serie tv "Once upon a time" ("C'era una volta"), dove le sue doti di cattivo sono esaltate alla massima potenza.


Spud (Ewen Bremner): caratterista superbo alterna piccoli ruoli in grandi produzioni a ruoli da protagonista in pellicole di nicchia. Ha preso parte ad un altro film tratto da un libro di Welsh ("The Acid House"), ha recitato nell'esordio alla regia di Nick Love nel cortometraggio "Love Story", mentre ha preso parte a film di alto impatto commerciale come "Pearl Harbor" e "Match Point". Recentemente ha recitato, nel ruolo di Wemmick in "Great expectations" tratto dal romanzo di Charles Dickens.


Sick Boy (Jonny Lee Miller): l'unico del cast principale a non essere scozzese (anche se insignito della cittadinanza onoraria per averne magnificamente imitato l'accento), il londinese tifoso del Chelsea ha preso parte a diverse produzioni sia cinematografiche che televisive (come "Eli Stone"), prima di trovare la definitiva consacrazione nel ruolo di un moderno Sherlock Holmes nella New York dei nostri giorni, nella magnifica serie tv "Elementary". E' stato brevemente sposato con Angelina Jolie.


Tommy (Kevin McKidd): l'unico del cast principale che non potrà partecipare al sequel (a meno che venga inserito in qualche flashback), in quanto il suo personaggio muore di AIDS nella prima pellicola. Ha partecipato anche lui a "The Acid House", prima di essere il protagonista del magnifico "16 years of alcohol. Ha trovato fama mondiale partecipando, a partire dalla quinta stagione, a "Grey's Anatomy", nel ruolo del Dottor Owen Hunt, un reduce dalla guerra in Iraq.


Diane (Kelly Macdonald): l'unica donna del cast principale ha preso parte ad importanti produzioni sia in UK che negli USA (Nel pluripremiato "Non è un paese per vecchi", per esempio), prima di avere un ruolo da assoluta protagonista nell'acclamata serie, prodotta da Martin Scorsese, "Boardwalk Empire", nel ruolo di Margaret Schroeder.


Swanney (Peter Mullan): attore amato da Ken Loach (pensiamo al meraviglioso "My name is Joe"), ha avuto successo anche come regista del film "Magdalene". Recentemente ha avuto un importante ruolo nell'acclamata miniserie "Olive Kitteridge", nel ruolo di Jim O'Casey.

mercoledì 25 febbraio 2015

THE WAY WE FOLLOW: FIORENTINA-TOTTENHAM HOTSPUR


In collaborazione con Il Calcio Inglese.

"Il Purgatorio è dove si sta non troppo bene e non troppo male. Come il Tottenham".
Questa battuta di Colin Farrell, tratta dal film "In Bruges", chiarisce bene le fortune calcistiche dalla squadra del nord di Londra, ma si può applicare benissimo anche alla sorte dei tifosi degli Spurs in trasferta a Firenze: si aspettavano una bella trasferta a bere pinte in tutta tranquillità ed invece si trovano sbattuti nel calderone tutto italico delle "emergenze una volta scappati i buoi" ed il prefetto ha ordinato che nè oggi nè domani in tutto il centro potranno trovare una birra (o altra bevanda alcolica) da qualsivoglia rivenditore ufficiale. In teoria sarebbero pure in vacanza spendendo dei bei quattrini e si trovano catapultati nel terzo mondo, benchè nelle loro precedenti escursioni italiane non abbiano commesso alcun danneggiamento. Francamente non sappiamo davvero che dire, ci sentiamo quasi in colpa.
Passando alla squadra, il Tottenham è stato fondato nel 1882 da alcuni studenti di grammatica già giocatori di cricket ed il nome Hotspur deriva da un personaggio dell'Enrico IV di Shakespeare. Nella sua storia calcistica su suolo inglese ha conquistato 2 Campionati, 8 FA Cups, 4 Coppe di Lega e 7 Charity Shields, mentre in campo europeo ha vinto 1 Coppa delle Coppe e 2 Coppe UEFA. Disputa le gare interne a White Hart Lane, anche se sta cercando di costruire uno stadio più capiente, dopo aver perso con il West Ham la possibilità di comprare l'Olympic Stadium (e non è che averlo perduto sia un male, anzi). Per tradizione la società e la tifoseria sono molto legate alla comunità ebraica londinese, cosa che ovviamente li ha resi parecchio invisi al resto d'Inghilterra. L'odio principale è con i rivali di Londra Nord dell'Arsenal, ma attriti pesanti ci sono sempre stati anche contro Chelsea e West Ham. La tifoseria più accesa si riconosce dietro il generico nome di Yid Army. Per approfondire l'argomento si può leggere il libro di Trevor Tanner "Tottenham Massive" (John Blake), uscito anche in Italia per Boogaloo Publishing.
Passando all'argomento trasferta a Firenze, salta ovviamente tutto il discorso dei pub: quale tifoso sano di mente entrerebbe infatti in un pub per ordinare un'acqua tonica? Molto più facile che i tifosi si raggruppino nelle varie piazze fiorentine riuscendo a recuperare alcolici dagli abusivi, perchè, si sa, in Italia la legge tende a favorire chi lavora illegalmente, penalizzando i commercianti onesti che si perderanno un ricco incasso.
Benvenuti nel Paese di Pulcinella! fiorentine riuscendo a recuperare alcolici dagli abusivi, perchè, si sa, in Italia la legge tende a favorire chi lavora illegalmente, penalizzando i commercianti onesti che si perderanno un ricco incasso.
Benvenuti nel Paese di Pulcinella!

martedì 24 febbraio 2015

THE WAY WE FOLLOW: INTERNAZIONALE-CELTIC


Iniziamo da oggi una collaborazione con i ragazzi de Il Calcio Inglese: ogni volta che una compagine italiana affronterà una delle due isole britanniche faremo un reportage sui tifosi, sulla squadra e sulle due città che ospiteranno l'evento. Si inizia subito con una grande classica: Internazionale-Celtic.

Partiamo da una premessa: in Italia non sappiamo organizzare assolutamente nulla, nemmeno un torneo di briscola, quindi dopo la scellerata gestione romana di settimana scorsa le autorità si sono messe in testa che la calata dei Celtic su Milano sia qualcosa da considerarsi come estremamente pericoloso, con tanto di prefetto di Bergamo che, in pieno delirio da Sacra Inquisizione, vieterà l'alcool nello scalo di Orio al Serio, perchè è noto che gli scozzesi, dopo aver bevuto in aeroporto a Glasgow e sull'aereo, non vedano l'ora di rimanere chiusi in aeroporto a sbronzarsi di pessima birra invece di raggiungere Milano ed andare in qualche pub. Ma, per chi fosse meno avvezzo alle vicende recenti con i cattolici di Scozia (ma forse sarebbe meglio dire di Scozia/Irlanda), diciamo subito che sono venuti in Italia negli ultimi anni così tante volte che ormai credo si siano pure stancati e MAI hanno creato il minimo problema di ordine pubblico, se non quello di esagerare notevolmente col bere e di lasciare qualche rifiuto per terra. Ma del resto vogliono farci credere che viviamo a Singapore o in qualche cantone svizzero? Ma le avete viste le nostre città che ricettacolo di spazzatura sono? Vogliono davvero farci credere sia colpa dei tifosi esteri? Peraltro ad essere precisi un morto qualche anno fa i Celtic lo lasciarono a Milano: uno sventurato era così ubriaco da finire investito da un taxi. Ma questo la dice lunga sul fatto che i glasvegiani siano più pericolosi per se stessi che per gli altri.
Finito il doveroso preambolo polemico spendiamo due parole su una delle squadre più famose al mondo. I Celtic vennero fondati a Glasgow nel 1888 su iniziativa di un frate irlandese che caratterizzò da subito la squadra come cattolica irlandese. Da allora hanno dominato (fino a qualche anno fa alternandosi con gli odiati rivali dei Rangers) il calcio scozzese, vincendo 45 Campionati, 36 Coppe e 14 Coppe di Lega scozzesi, mentre in Europa hanno conquistato la Coppa dei Campioni nel 1967, sconfiggendo a Lisbona per 2-1 proprio l'Inter. Disputano le gare interne al Celtic Park.
Hanno un tifo che è decisamente impressionante ed un seguito da trasferta sempre imponente. La fascia più violenta della tifoseria sono i Celtic Soccer Casuals (non proprio ben visti dal resto della tifoseria per via che non indossano i colori del club che per gli altri tifosi sono una sorta di vestigia sacre), mentre la Green Brigade ha un'impronta di tifo più "italiana" con tanto di coreografie e sono decisamente politicizzati a sinistra. Ma è il resto della tifoseria a fare la differenza, con un seguito decisamente fanatico, anche se violento se non provocato solo con gli odiati Rangers. Se volete approfondire l'argomento vi consigliamo due libri in inglese: "The Old Firm" di Bill Murray (John Donald) e "Celtic Soccer Crew" di John O'Kane (Pennant Books).
Venendo nello specifico alla trasferta di Milano è quasi scontato che il grosso della tifoseria si ritroverà a bere e cantare in piazza del Duomo ed è probabile che alcuni di loro faranno una capatina al vicino The Football English Pub, in via Valpetrosa 5. Abbastanza vicino allo stadio e, quindi, meta probabile di qualche pinta pre e post partita invece si trova il 442, in via Procaccini 61. Probabili ritrovi invece la sera prima della partita possono essere il Pogue Mahone's, in via Salmini 1 (il pub irlandese di Milano per eccellenza), il Mulligans, in via General Govone 28 ed il Mind the Gap, in via Curtatone 5.
Ora non resta che goderci queste giornate di tifo, alla faccia delle assurde fobie italiane.

lunedì 23 febbraio 2015

MILLWALL BRICK


Placca al The Den in ricordo di Eugene.
Love & Missed by A Classified Level too.

mercoledì 18 febbraio 2015

WEST LONDON DEVIANTS


Visto che pare che mezza Europa oggi abbia scoperto una certa attitudine dei Chelsea (che piaccia o meno è portata aventi da 40 anni con una certa dose di goliardia, vista anche la presenza tra i loro top lads di gente di colore fin dagli albori) e visto che sui media se ne parla già fin troppo a vanvera sveliamo una delle loro gang più depravate e becere.

“West London Deviants: voglia di scioccare, insultare, offendere.” Così dicono di sé i membri della frangia più violenta, becera e razzista dei Chelsea Headhunters. Conosciuti dal 1977 come la Hounslow Mob, sono guidati dal loro leader Stuart Glass, coinvolto nell’operazione di polizia Extra Time, candidato per il National Front, nelle file del British National Party e militante del Combat 18. Il loro interesse per il calcio era alquanto relativo ed incostante: il Chelsea dava loro un ottimo pretesto per scatenare disordini e sfogarsi in ogni modo. In particolare sono sempre stati un’assidua presenza nelle trasferte europee, in quanto potevano ritrovarsi all’estero a bere a dismisura, commettere reati in maniera più agile e portarsi a letto il maggior numero possibile di puttane! Il gruppo, sebbene dalla metà degli anni ’90 sia meno attivo, è comunque presente nelle grandi occasioni, non solo calcistiche. Infatti le loro “escursioni” sono spesso legate al turismo sessuale ed al consumo di droga. Durante un viaggio in Colombia il gruppetto dei “Deviati” si trovava in un bar nel quale accadde una rapina; gli accoliti di Glass, per nulla scomposti, presentarono Stuart come Don Corleone! Ai basiti rapinatori non rimase che restituire il bottino e scusarsi baciando la mano del “Padrino”… Questo atteggiamento da mafiosi però non era soltanto una posa, perché si narra che con loro a Londra girasse un malavitoso di origini italiane della cosiddetta Northstandi Family. In un’altra occasione si rifiutarono di lasciare Cuba fino a quando sul loro passaporto non venisse scritto “Deportato”, in seguito ad una rissa in aeroporto con una squadra argentina. 
Per le trasferte in Europa prediligono bus o minibus, non mancando mai di apporre tocchi di classe come la bandiera “Hate Bus” (Bus dell’Odio) sul lunotto posteriore. Per dare un’idea definitiva del grado di follia di questo gruppo basti citare una trasferta a Bruges, durante la quale, nel vano tentativo di fuggire all’arresto dopo il furto in una gioielleria, Stuart Glass si gettò nel fiume… per riemergere sull’altra sponda atteso dai poliziotti!!!

martedì 17 febbraio 2015

venerdì 13 febbraio 2015

FADE TO AUDACIAX

 

Nel ricordarvi la mensile serata Audaciax Football Club al Mind the Gap, a Milano in via Curtatone 5, su grande richiesta di Marco Pastis tornano gli appuntamenti con la Canzone del Weekend e ne approfittiamo per salutare il cantante gallese dei Visage, Steve Strange, morto ieri all'età di 55 anni.
RIP

Visage- "Fade to grey"

Devenir gris, Devenir gris
One man on a lonely platform
One case sitting by his side
Two eyes staring cold and silent
Shows fear as he turns to hide
Ah, we fade to grey, fade to grey
Ah, we fade to grey, fade to grey
Un homme dans une gare desolee
Une valise a ses cotes
Deux yeux fixes et froids
Montrent de la peur lorsqu'il
Se tourne pour se cacher
Ah, we fade to grey, fade to grey
Ah, we fade to grey, fade to grey
Sens la pluie comme un ete anglais
Comme les notes d'une chanson lointaine
Sortant de derriere d'un poster esperant
Que la vie ne fut si longue
Ah, we fade to grey, fade to grey
Ah, we fade to grey, fade to grey
Feel the rain like an English summer
Hear the notes from a distant song
Stepping out from a backdrop poster
Wishing life wouldn't be so dull
Devenir gris
Ah, we fade to grey, fade to grey
Ah, we fade to grey, fade to grey
Ah, we fade to grey
Devenir gris
Ah, we fade to grey, fade to grey
Devenir gris
Ah, we fade to grey, fade to grey
Ah, we fade to grey
Devenir gris
Ah, we fade to grey, fade to grey
Ah, we fade to grey

giovedì 12 febbraio 2015

INDONESIA, ITALIA


Il calcio italiano è indubbiamente in crisi nera sotto tutti i punti di vista ed il dato più evidente sono gli stadi deserti quasi ovunque. Ma noi abbiamo la soluzione da offrire a Tavecchio per rilanciarlo e farlo tornare in un mese il campionato più bello del mondo: trasferire tutta la Serie A di sana pianta in Indonesia. Sì perchè dalle parti di Jakarta è proprio il nostro calcio ad essere quello di gran lunga più seguito, con gruppi di tifosi che imitano in maniera perfetta le rispettive controparti italiane, con tanto di cori rigorosamente cantati in italiano. Ma andiamo con ordine, analizzando le principali realtà.
Milan: la tifoseria di gran lunga più seguita (grazie ai numerosi trionfi a Tokyo che hanno permesso di famigliarizzare con il team. Gruppo portante sono i Milanisti Indonesia che si dividono in decine e decine di sezioni, più numerose di quelle della Fossa dei Leoni nel 1990. Una volta all'anno si presentano in Italia in una cinquantina di unità per seguire una partita in casa ed una in trasferta. Non solo: hanno un sito nel quale vendono materiale rigorosamente identico a quello di ogni gruppo ultras milanista possibile, comprese sezioni e gruppi scomparsi da anni. Quando le Vecchie Glorie rossonere si esibiscono in loco riempiono lo stadio in 50 mila unità, facendo un tifo clamoroso. Durante il resto dell'anno (caratteristica comune a tutte le altre tifoserie indonesiane "italiane") si ritrovano ad assistere alle partite in cinema, palazzetti o teatri, nei quali allestiscono coreografie e fanno il tifo con tanto di megafoni, come se potessero realmente influenzare il risultato.Il giorno del compleanno del Milan si riversano in strada in migliaia celebrando l'evento come fosse una festa locale.
Juventus: altra tifoseria che raggiunge livelli di fanatismo da psichiatria; al centro di tutto ci sono i Drughi Solidi Indonesia, gruppo riconosciuto ufficialmente dal gruppo torinese a cui hanno già reso visita. Si sono scissi dai Drughi Indonesia che non sono riconosciuti ufficialmente. Loro principali nemici sono i napoletani (che peraltro in Indonesia non hanno praticamente tifosi), ai quali hanno dedicato lo striscione "Vesuvio lavali col fuoco", striscione piuttosto paradossale, data la quantità di vulcani nefasti presenti in Indonesia.
Lazio: la vera rivelazione; inquadrati militarmente (fanno esibizioni con tanto di pubblico, tipo sbandieratori del Palio di Siena), hanno un tasso di aggressività piuttosto elevato rispetto alla media ed hanno festeggiato la vittoria della Coppa Italia contro la Roma del 2013 come quasi nemmeno a Roma si è visto. Uno di loro ha persino scritto un libro su questa insana passione.
Internazionale: nonostante Thoir non sono ancora una tifoseria al top, sembrano più un Club che un gruppo di ultras, anche se va riconosciuto loro che sono i migliori nella padronanza dei cori: il loro "O mia bela Madunina" (con tanto di "Terun!" finale) non stonerebbe affatto a San Siro.
Roma: vedi gli interisti, ma ancora meno numerosi. Nei derby contro i laziali fanno ciò che possono, ma perdono decisamente il confronto, sia canoro che di stile.
Parma: i Boys Parma Indonesia fanno ciò che possono, ma sono oggettivamente in pochi. Va dato loro atto di tenere duro con la dirigenza che non esiste più.
Esistono poi altri micro gruppi. ma sono composti da pochissime unità. Speriamo possano crescere.
Tutto questo è vera follia? Certamente sì, non ha davvero alcun senso, ma al tempo stesso è incredibilmente affascinante e pare sia stato tutto scatenato da un'insana idolatria per Roberto Baggio durante i Mondiali del 1994. Da lì in poi, grazie al calcio trasmesso globalmente, il passo è stato breve. Vi terremo aggiornati sull'evoluzione di tutto ciò.

venerdì 6 febbraio 2015

THE SUPERBOWL IS SHIPPING UP TO BOSTON



I New England Patriots domenica scorsa hanno vinto il loro quarto Superbowl. Ora lo sappiamo bene che americanata sia l'avvenimento e non siamo enormi fans di Football Americano, ma quando vince una squadra di Boston in un qualsiasi sport Made in USA si respira sempre aria di festa in stile europeo, con colossali sbronze nei numerosi pubs di Boston, città che è la più europea ed irlandese d'America. I Patriots giocano le gare interne al Foxboro Stadium, impianto nel quale ai Mondiali 1994 l'Italia uscì sconfitta per 1-0 dall'Eire che praticamente giocava in casa, con un buon 80% di tifo a favore sugli spalti. Grandi tifosi di New England sono poi la folk punk dei Dropkick Murphys, il cui anthem "I'm shipping up to Boston" risuona spesso sugli spalti prima e durante le partite e molti giocatori hanno ammesso sia una delle loro canzoni preferite per darsi la carica.
Menzione speciale agli sconfitti dei Seattle Seahawks: come potete vedere dalla foto allegata all'articolo il cult brand Filson, specializzato in fantastico abbigliamento outdoor, che è stato a Seattle nel 1897 ha voluto realizzare una bandiera portafortuna in vista del match. Ma evidentemente la proverbiale fortuna degli irlandesi anche questa volta ha avuto la meglio.